HAPPY BASKET OSPITE DEL PANATHLON

L’Happy Basket è stata ieri sera protagonista della conviviale di marzo del Panathlon Club Rimini. All’Hotel Sporting il tema della serata è stato “Pallacanestro in rosa – Happy Basket nel territorio riminese: dalle bimbe di cinque anni alle giocatrici senior”.

Sono intervenuti, in qualità di ospiti relatori, Giampaolo Piomboni ed Erika Brancolini.

Come è nata l’Happy?

«Da un gruppo di ragazze che non avevano soldi ma volevano continuare a giocare – spiega Giampaolo Piomboni -. Il professor Rinaldi, a quel tempo, non ne voleva sapere di una squadra femminile e così Morena Guiducci e altre ragazze si rivolsero a me, che stavo lavorando a Tele Rimini. Di lì in poi fino a una squadra e a un settore giovanile che si è sviluppato negli anni».

Non è solo consuetudine, ma realtà: il “fare sport” oggi presenta notevoli difficoltà…

«Non è facile per diversi motivi, ma la passione non ci manca mai – continua Piomboni -. Con Paride Pulcinelli, Pasquale Adorante e Maurizio Campana ci siamo scambiati onori e oneri nel corso degli anni. Oggi lo sport è in difficoltà, ma andiamo avanti molto volentieri. Qual è il segno distintivo dell’Happy? Una qualità di istruttori e allenatori unica e una scelta di insegnamenti di prima qualità che partono dall’alimentazione corretta e proseguono su una giusta preparazione atletica e cura dei fondamentali di questo sport. Abbiamo scelto questa strada e ne siamo contenti, pur se non possiamo avere i ‘numeri’, ad esempio, della pallavolo».

E il futuro?

«Ho sempre creduto che la vera forza di una società sia quella di lavorare bene con i giovani. E’ tutto sommato più semplice, almeno se si dispone di grandi finanziamenti, crescere di categoria e puntare alla vittoria nei campionati senior. Questo vale per tutti gli sport. Diverso è invece il lavorare coi giovani. Il futuro? Magari riuscire a fare una B Nazionale con le nostre ragazze…»

Parola poi a Erika Brancolini.

«Ho giocato a basket fin da piccola e conosco bene questo sport, le soddisfazioni che può dare e le gioie che arrivano in campo. Ho smesso per un paio di infortuni, ma continuo ad allenare le ragazze con l’obiettivo di trasmettere loro la stessa passione che avevo io quando giocavo e che ho adesso quando sono con loro in palestra».

Non solo basket…

«Da anni proponiamo una borsa di studio “Studente-atleta” che vuole premiare chi riesce meglio a coniugare un’ottima riuscita a scuola con una buona presenza agli allenamenti. Le nostre ragazze vanno bene a scuola e riescono nello studio, questo ci inorgoglisce e ci fa enormemente piacere. Il basket è anche questo».

Difficile allenare le ragazze?

«Sì, è difficile, ma c’è anche un altro fattore del quale tenere conto. Una donna può dare tanto, fa tutto per te, ma deve avere stima e fiducia in chi ha di fronte. Quando una ragazza o una donna hanno stabilito questo tipo di rapporto di fiducia, allora rendono al 100%, con una voglia e una determinazione incomparabili».

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