ANTONIO BORSETTI: PUNTARE SU GIOVANI, SPORT, E LAVORO DI SQUADRA

Per lo sport dilettantistico è un momento a dir poco delicato, l’emergenza per la pandemia da Covid 19 ha stravolto le nostre vite e cambiato le nostre abitudini e non sarebbe possibile, per realtà come Happy Basket, continuare ad esistere se non fosse per l’impegno e la passione di tutti: sponsor, staff, famiglie ed atleti.
Che cosa spinge uno sponsor a rimanere legato ad una società sportiva dilettantistica, tanto più oggi? Ne parliamo con Antonio Borsetti, fondatore e titolare di Zeitgroup, da quest’anno membro del direttivo di Happy Basket.
Zeitgroup ha rinnovato la partnership con Happy Basket, perché? Cosa vi ha portato ad una scelta del genere?
«Lavoro con i giovani e mi piace circondarmi di giovani, perché hanno una visione differente delle cose e mi lascino sempre qualcosa di loro anche a livello aziendale. Penso che il mondo dello sport, non solo quello della pallacanestro, sia un mondo sano e che il gioco di squadra in particolare insegni valori importanti: gioco di squadra e giovani sono elementi fondamentali dello sport che cerco di declinare anche nella mia azienda. Nel basket femminile ho trovato tutto questo e in Happy Basket ho conosciuto persone appassionate, non mosse da tornaconti personali. E’ la stessa filosofia che cerco di portare nella mia azienda».
Tua figlia Bianca è una giocatrice della Ren-Auto: come è entrato il basket nelle vostre vite?
«Il basket mi è sempre piaciuto e andavo già a vedere le partite della squadra maschile, grazie a Bianca mi sono avvicinato alla pallacanestro femminile che invece conoscevo poco. Ma né io né mia moglie siamo “tifosi” delle nostre figlie: ci piace andare a vedere le partite per amore dello sport, non per il tifo “familiare”. Per quanto riguarda Bianca ha cominciato abbastanza tardi: prima faceva boxe, poi ha provato col basket, spinta dall’ex ragazzo, e la cosa ha funzionato».
Come genitore in cosa hai visto cambiare tua figlia?
«Sicuramente l’ho vista crescere e maturare, perché lo sport di squadra porta a confrontarsi col gruppo. Non amo le discipline individuali nello sport come in azienda: i solisti non mi piacciono, mi piace vedere che quando uno dei miei ragazzi ha un problema un suo collega, che magari ha l’ufficio distante, capta le difficoltà del compagno e si adopera per aiutarlo. Questo spirito di squadra, che porta a sostenersi a vicenda senza che ci sia bisogno di chiedere, fa la differenza a qualunque livello, che si tratti di un campo da basket, o che si tratti di un gruppo di lavoro».
Ha senso sponsorizzare una società sportiva in un momento sociale ed economico così difficile?
«Ha ancora più senso, perché in momenti come questi ci si deve focalizzare su ciò che è realmente importante e fare squadra nelle difficoltà. Siamo stati tra i primi a sponsorizzare il Teatro Galli e il Riviera Basket, perché dove vediamo un progetto che abbia una rilevanza sportiva, culturale, o sociale per il territorio noi vogliamo esserci. Chiaramente non potremmo mai affiancare una squadra di seria A, ma, per quelle che sono le nostre possibilità, contribuire alla crescita di certe realtà per noi è un valore imprescindibile».
Chiesto brutalmente: che cosa ve ne viene in tasca?
«Non mi interessa, non è questo il punto. Non cerchiamo un tornaconto economico: essere partner di realtà che diffondono messaggi e valori importanti definisce l’identità della nostra azienda, racconta agli altri chi siamo. Questo sì che mi interessa davvero».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *